Il paesaggio borbonico di Terra di Lavoro

La consapevolezza dei grandi cambiamenti intervenuti nelle campagne e la necessità di rappresentarli a fini celebrativi, catastali e militari spinse gli stessi sovrani, in particolare Ferdinando IV, a chiamare a corte geografi, come il padovano Antonio Rizzi Zannoni, fondatore della Reale Officina Topografica[75], e alcuni paesaggisti[76].

Carta del Regno delle due Sicilie
Carta del Regno delle due Sicilie

Carta del Regno delle due Sicilie

 

La particolare efficacia artistica della “Carta Topografica delle reali cacce di Terra di lavoro e loro adiacenze” disegnata da Rizzi Zannoni nel 1784, rimasta manoscritta, favorisce la percezione immediata delle aree destinate alla caccia reale[77], punti di eccellenza in un’area vastissima, tra i quali si svilupperanno successivamente i siti reali di Carditello e San Leucio.

Carta Topografica delle reali cacce di Terra di lavoro e loro adiacenze disegnata da Rizzi Zannoni
Carta Topografica delle reali cacce di Terra di lavoro e loro adiacenze disegnata da Rizzi Zannoni

Carta Topografica delle reali cacce di Terra di lavoro e loro adiacenze disegnata da Rizzi Zannoni















Anche i dipinti raffiguranti questi luoghi[78] o la fertile pianura campana con i campi coltivati in bell’ordine[79] rappresentano fedelmente “le idee di Ferdinando circa l’economia agricola del suo paese…nello spirito dei principi politici di stampo paternalistico che Gaetano Filangieri aveva posto a fondamento di un'agricoltura efficiente”[80].

Ci sono due rappresentazioni particolarmente significative la cui lettura permette di cogliere le opere di trasformazioni fondiarie e la coltivazione di essenze arboree ed arbustive nelle tenute di San Leucio e Carditello, quale contribuito innovativo per la  costruzione di attività economiche redditizie nelle campagne e di un paesaggio agrario che ha connotato tale territorio fino ad alcuni decenni fa[81], in sintonia con quanto accadeva nel resto d’Italia.

Nella pianta acquerellata del “Recinto del real bosco e delizie di San Leucio”, realizzata nei primi decenni dell’Ottocento da Domenico Rossi, “tavolario” della Reale Amministrazione di Caserta[82], dedicata al Cavalier Antonio Macedonio[83], dalla rappresentazione delle qualità agricole del territorio e delle coltivazioni si evince la complessa organizzazione del sito, coerente con le diverse esigenze che avevano portato alla sua realizzazione.

“Recinto del real bosco e delizie di San Leucio” di Domenico Rossi
“Recinto del real bosco e delizie di San Leucio” di Domenico Rossi

“Recinto del real bosco e delizie di San Leucio” di Domenico Rossi

La maggior parte della superficie è ricoperta dai boschi, la più antica “attrattiva” del sito, seguono le aree coltivate a uliveto e a vigneto. Si riconoscono i fabbricati destinati a residenza e svago dei reali, il Casino del Belvedere e il Casino vecchio, e  quelli destinati alle attività produttive del sito, quali opifici, comodi rurali, residenze degli operai,  come anche strade e condotti idrici.

Pianta della Real Difesa di Carditello 1834 – Archivio della Reggia di Caserta
Pianta della Real Difesa di Carditello 1834 – Archivio della Reggia di Caserta

Pianta della Real Difesa di Carditello 1834 – Archivio della Reggia di Caserta

Nella pianta particolareggiata della Reale Difesa di Carditello[84], redatta da Guerra, la costruzione sorge all’incrocio dei quattro stradoni principali dell’area antistante l’edificio: tre tracciati viari si proiettano nella campagna verso sud, il quarto alle spalle del complesso, attraversando la parte settentrionale della tenuta, si dirige verso la strada per Capua.

L’edificio comprendeva, al centro, i locali dedicati ai sovrani e la cappella e, lateralmente, i corpi di fabbrica dedicati alle attività agricole e agli allevamenti. L’area antistante, formata da un sentiero in terra battuta, richiamava la forma delle arene di epoca romana, abbellita da fontane e obelischi; un tempietto circolare era destinato a pista per i cavalli. 

Un acquerello dipinto dal vero, di Alessandro D’Anna[85], conservato a Napoli nel museo nazionale di S. Martino, mostra il “Real casino di Carditello” “in una prospettiva che pone in particolare risalto lo spazio antistante gli edifici”[86].

Acquerello del Real Casino di Carditello dipinto da Alessandro D’Anna
Acquerello del Real Casino di Carditello dipinto da Alessandro D’Anna

Acquerello del Real Casino di Carditello dipinto da Alessandro D’Anna

San Leucio, luogo di una splendida residenza e di una moderna fabbrica di tessuti preziosi ad opera di Ferdinando di Borbone, è un esempio di natura “addomesticata”. 

Affresco di Hackert raffigurante la mietitura a San Leucio
Affresco di Hackert raffigurante la mietitura a San Leucio

Affresco di Hackert raffigurante la mietitura a San Leucio












[75] G. Brancaccio, Geografia, cartografia e storia del mezzogiorno, Guida Napoli 1991.

[76] Jacob Philipp Hackert, Paesaggi del regno, a cura di Thomas Weidner, Roma Artemide 1997.

[77] Torcino e Mastrati, Mondragone, Riserva di Carditello, Demani di Calvi, Reali Fagianerie, Montegrande, Boscarello, Selva nuova, Caccia della Spinosa, Cerquacupa, Longano, Bosco di Calabricito, Bosco di S. Arcangelo

[78] Mietitura a San Leucio, 1872; La famiglia reale alla vendemmia a Carditello, 1791; La famiglia reale alla mietitura a Carditello, 1791

[79] La Reggia di Caserta dal convento dei Cappuccini, 1782.

[80] Jacob Philipp Hackert. op. cit. p. 33.

[81] E. Sereni, op cit.

[82] Tavolario, agrimensore e disegnatore impegnato come “Scritturale nel giardino inglese”.  Archivio della Reggia di Caserta serie: IRA b. 1765 bis fasc. 55. La pianta è conservata presso la Biblioteca Nazionale di Napoli, sez. Manoscritti.

[83] Luigi Macedonio dei Marchesi di Roggiano, cavaliere del sovrano militare ordine gerosolimitano, consigliere di Stato, intendente di Casa Reale durante il decennio francese (1805-1814) fu incaricato dell’amministrazione dei siti Reali di Caserta, San Leucio e Carditello e delle Reali cacce; cfr. M. R. Iacono, op.cit. p.100.

[84] Archivio della Reggia di Caserta.

[85] Nato a Palermo dal matrimonio di Vito D'Anna con Luigia Sozzi, figlia di Olivio Sozzi, crebbe artisticamente al fianco del padre e di Alessandro Vasta. È conosciuto per i suoi quadri di paesaggi e le sue vedute e per le sue gouache di costumi tradizionali napoletani. Nella sua pittura usava toni accesi e marcava accuratamente i personaggi.

[86] Napoli-Firenze e ritorno: costumi popolari nel Regno di Napoli nelle collezioni borboniche e lorenesi. Firenze, Palazzo Pitti, 14 settembre-14 novembre 1991; Napoli, Museo Duca di Martina 7 dicembre 1991-9 febbraio 1992, Napoli 1991 pp.192-193.


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